La comunicazione efficace non si ferma ad un utilizzo funzionale del linguaggio parlato: altri fattori in genere meno considerati compongono l’insieme sofisticato e non sempre bilanciato che genera ciò che correntemente si definisce “capacità di comunicare”.
Uno di questi elementi è il linguaggio non-verbale, conosciuto anche come linguaggio del corpo.
Il corpo è sempre sincero
I movimenti delle braccia, le espressioni del viso, la gestualità, il modo in cui si spostano i piedi sono solo esempi di quanto il proprio corpo generi informazioni sulle emozioni che si provano in un preciso momento, anche se le parole dicono altro.
Probabilmente vi è capitato di notare qualcuno che, durante una conversazione, conferma verbalmente una notizia e contestualmente scuote la testa da destra a sinistra a testimonianza che, in realtà, non è per niente convinto di quanto afferma.
L’esteriorizzazione inconsapevole delle emozioni che accompagnano le parole (sia quando pronunciate che quando ascoltate) si esprime anche attraverso gesti che coinvolgono ciò che si indossa: foulard, orecchini, anelli e collane sono i classici oggetti coinvolti nelle manipolazioni inconsce che offrono informazioni veritiere sullo stato emotivo della persona.
La cravatta racconta le emozioni
Prediamo ad esempio la cravatta, uno degli oggetti ” decorativi ” adottati da uomini di ogni età.
Il genere maschile ha meno orpelli da coinvolgere nella gestualità, quindi la cravatta è uno degli oggetti più suscettibili di attenzioni inconsapevoli da parte di chi la indossa.
Senza eccedere nell’attribuire ad ogni gesto un’interpretazione rigida e inflessibile, la gestione di questo capo d’abbigliamento racconta molto dello stato d’animo della persona.
Quando l’interlocutore muove e sistema il nodo della cravatta, è indice di bisogno di aumentare la propria autorevolezza.
Il gesto riordina l’aspetto al fine di presentarsi impeccabili: si aspira ad una buona dose di autostima.
Ma se la sistemazione del nodo è accompagnata da un evidente senso di insofferenza e la persona tende ad allargare il nodo, generalmente è sintomo di disagio e di difficoltà emotiva: quando si è agitati il respiro è più affannato e si cerca di prendere più spazio per respirare.
Anche le estremità lunghe della cravatta sono spesso manipolate, ed è facile riconoscere significati sottili ed intriganti.
L’uomo che accarezza la propria cravatta, soprattutto sui bordi, esprime il proprio apprezzamento verso la persona con cui sta conversando: gradisce l’argomento ed è quindi opportuno proseguire la conversazione.
Il tocco leggero che sfocia nell’accarezzamento prolungato della lunga stoffa suggerisce – non sempre volontariamente – un intento seduttivo verso l’interlocutore.
Teniamo ben presente il contesto
L’interpretazione del linguaggio del corpo, perché abbia un senso, deve essere sistematicamente coniugata al fattore contestuale: forse l’individuo ha davvero stretto un po’ troppo il nodo ed ha bisogno di allargarlo, pur essendo completamente a suo agio durante l’incontro.
Oppure ha la sensazione che la cravatta non sia posizionata in modo simmetrico e durante la giornata la “liscia” costantemente senza avere la minima intenzione di sedurre nessuno.
Sicuramente è indispensabile utilizzare il proprio buon senso per dare un significato preciso ad un atto involontario, ma è altrettanto indiscutibile che un’osservazione attiva dell’interlocutore può rivelare informazioni utili a proseguire la riunione o la trattativa in modo più funzionale.