Qualsiasi processo creativo ha bisogno di spazio mentale.
Gli individui riconosciuti come geni sono giunti alle migliori scoperte e invenzioni lasciando vagare la mente al di fuori dei confini della logica.
La costrizione di regole, i vincoli dell’abitudine e la rigidità degli schemi sono nemici delle nuove intuizioni che da sempre hanno rivoluzionato le visioni scientifiche e umanistiche.
Ma, in generale, noi siamo sempre focalizzati su qualcosa: il lavoro, la carriera, la famiglia: una marea di cose importanti e piccoli dettagli richiedono la nostra totale attenzione; l’elenco delle cose da fare in una sola giornata è spesso lungo e complicato e – ovviamente! – non vogliamo rinunciare a nulla.
Quando non dormiamo, siamo costantemente in stato di allerta.
La consuetudine, radicata in molti, di non sconnettersi mai per più di pochi minuti dai dispositivi elettronici si trasforma in un automatismo così insidioso da costringere la persona ad interrompere perfino se stessa da qualsiasi altra attività intrapresa.
Tutto questo lascia ben poco spazio alla concessione di un tempo non allocato, in cui non fare altro che riflettere, divagare e fantasticare.
Eppure sembra che la condizione mentale ideale per maturare idee geniali – o non-lineari – sia proprio quella del vagabondaggio del pensiero.
Un’immaginazione feconda è figlia di nuovi stati mentali, che si affacciano ed emergono quando facciamo nuove esperienze oppure quando non facciamo proprio nulla.
Non è facile trovare il tempo per non fare niente, soprattutto è quasi impossibile sganciare la mente dagli assilli, dai progetti e dalle pianificazioni.
Anche quando teoricamente si avrebbe qualche decina di minuti liberi (costretti da un’attesa, ad esempio) pur anche resistendo al fascino del proprio cellulare, la lista delle priorità quotidiane artiglia l’attenzione dei pensieri, il vortice della focalizzazione non concede tregua.
Se l’ozio è un privilegio che ci si nega, per principio o per necessità, lasciamo almeno che la concentrazione faccia ogni tanto un bel respiro.
Scott Barry Kaufman, psicologo americano conosciuto per le sue pubblicazioni sulla creatività e sulla ridefinizione di “intelligenza”, sostiene che si creano connessioni più creative quando si alterna un’applicazione intensa a un breve periodo dedicato ad attività poco impegnative: una doccia, una passeggiata o qualche esercizio di stretching (senza consultare il cellulare!) sono ottime occupazioni per generare un intervallo foriero di nuove, e più originali, idee.