PUBBLICATO SU “GALILEO” Periodico Ordine Ingegneri Pisa
Maggio 2017
Capita sempre più di frequente di sentir accennare alla comunicazione efficace, ed è un bene che se ne parli e che si trasmetta l’importanza di interagire con gli altri in modo più funzionale.
Meno frequente è imbattersi in una chiara spiegazione del senso di “efficacia” nel comunicare: cosa si intende esattamente quando si invita a produrre questo effetto positivo sul proprio modo di rivolgersi all’altro?
E’ facile immaginare che il bravo comunicatore abbia caratteristiche riconosciute universalmente come carismatiche: eloquenza, espressività, incisività, persuasività e vivacità, per citarne solo alcune.
E’ consuetudine che si attribuiscano all’efficacia anche comportamenti più veementi, che hanno l’obiettivo di imporre la propria opinione, come tenere testa alle critiche con inflessibilità o guadagnarsi l’ultima parola.
In alcuni contesti è importante far valere il proprio punto di vista, ma i comportamenti che ne conseguono non sono ideali per creare un un’atmosfera di rispetto e di fiducia reciproche.
La vera “efficacia” ha radici ed effetti più profondi, e soprattutto non è un fenomeno che coinvolge solo la persona che ne è fautrice, ma è il risultato di un ponte che si costruisce con l’obiettivo di raggiungere l’individuo che sta di fronte.
La Programmazione Neurolinguistica – la neuroscienza che si fonda sullo studio del linguaggio e dell’influenza che esso ha sul comportamento umano – sostiene che “non esistono cattivi ascoltatori, solo cattivi comunicatori”.
Questa affermazione introduce un presupposto imprescindibile: l’efficacia della comunicazione sta nel responso che se ne ottiene e non nelle intenzioni.
Ciò che intendiamo trasferire potrebbe non coincidere con quello che comprende l’interlocutore, perché quest’ultimo interpreta il nostro messaggio a suo modo, attraverso la sua personale modalità di percepire (e di intendere) la realtà.
Quello che diciamo potrebbe arrivare all’altro in modo alterato, con conseguenti interpretazioni erronee che facilmente sfociano in fraintendimenti, resistenze e incomprensioni.
Per diventare comunicatori efficaci, è essenziale comprendere, rispettare e dare valore al punto di vista del proprio interlocutore, adeguando il linguaggio (verbale e non verbale) al suo modo di interpretare i fatti, gli eventi e le situazioni.
L’efficacia è pertanto paragonabile ad una “cassetta degli attrezzi” sia comportamentali che linguistici, la cui funzione è quella di creare sintonia con il proprio interlocutore, instaurando un clima di comprensione e di fiducia.
Comunicare efficacemente aiuta ad ottenere ascolto, appoggio, collaborazione. È anche la migliore strategia per ridurre le resistenze e per raggiungere con maggiori probabilità un accordo.
Imparando a comunicare in modo più efficace, si migliorano i rapporti professionali e, ovviamente, anche le relazioni personali.